Race to Zero e carbon footprint: tra iniziative e strumenti per la neutralità climatica

Dai risultati della COP26 di Glasgow alle modalità utili alle aziende per avviare un percorso sostenibile verso la carbon neutrality.

   News del 11-08-2021

Questo contenuto è stato aggiornato in data 16/12/2021

Con la fine della COP26 i 197 Paesi partecipanti si impegnano ora a rispettare quanto siglato nel nuovo Patto sul Clima di Glasgow e ad agire per raggiungere nuovi obiettivi. Tutte le parti coinvolte possono progettare e definire le modalità utili a contrastare il cambiamento climatico; possibilità che le imprese e gli attori non governativi trovano attraverso iniziative come Race to Zero e strumenti efficaci per la misurazione delle emissioni prodotte come la carbon footprint. Scopriamo di più.

COP26: cos’è 

COP26 (Conference Of Parties) è la Conferenza tenutasi dal 1° al 13 novembre 2021 a Glasgow nel Regno Unito. La COP è l'evento che ogni anno riunisce i Paesi firmatari della Convenzione Quadro dell'ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), organizzazioni ed enti della società civile che investono sul Clima. 

Gli esiti della COP26, Race to Zero e carbon footprintNel corso di questi anni, partendo dagli obiettivi non vincolanti della Convenzione Quadro, le COP hanno permesso di siglare trattati importanti e obbligatori, per indurre i Paesi a intervenire concretamente per il contrasto ai cambiamenti climatici, riducendo le emissioni di gas serra nocivi nell'atmosfera. Tra questi ci sono: il Protocollo di Kyoto, accordo siglato al termine della COP3 tenutasi a Kyoto nel 1997, e l'Accordo di Parigi, firmato a seguito della COP21 del 2015 nella capitale francese. 

Con l'ultimo appuntamento, la COP26, si giunge al termine del periodo utile per il raggiungimento degli obiettivi fissati con l'Accordo di Parigi; obiettivi che non sono stati raggiunti a pieno, tanto che diventano la base per il nuovo trattato, ossia il Patto sul Clima di Glasgow Glasgow Climate Pact.

Sebbene la riuscita della COP26 sia stata definita dallo stesso Presidente  Alok Sharma come una “vittoria fragile”, possiamo sicuramente affermare che questa conferenza è stata senz'altro significativa. In questa occasione i Paesi partecipanti hanno davvero preso coscienza del problema e compreso che bisogna agire in fretta per limitare i troppi danni già creati dai cambiamenti climatici. Sono stati affrontati temi che vanno oltre il Clima, come la trasparenza, la finanza climatica, i diritti umani; viene riconosciuta per la prima volta la necessità di accelerare gli sforzi e l'esigenza di sostenere una transizione giusta e inclusiva.

Gli esiti della COP26: tra i requisiti del Rulebook e il phase-down dell'India

Sono accadute tante cose in questa conferenza: c'è stato l'annuncio della collaborazione tra Cina e Stati Uniti che, pur riconoscendo il divario esistente fra i due Paesi, dichiarano che per entrambi il Clima rappresenta un tema centrale. 

É stata completata la parte dei negoziati tecnici per il Rulebook, le linee guida per gli obiettivi definite in occasione dell'Accordo di Parigi. Di grande importanza è l'individuazione di requisiti di trasparenza e di reporting che tutte le parti dovranno adottare per monitorare i loro progressi rispetto agli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Altra grande rivelazione della COP26 è stata la decisione – per la prima volta – di stabilire un dialogo costante tra le parti, con le organizzazioni e tutti gli stakeholder, per sostenere gli sforzi, ridurre al minimo perdite e rischi e affrontare i danni associati al cambiamento climatico. Viene riconosciuto il ruolo della società civile in questa grande sfida climatica, la forza dei giovani, che dalla prossima conferenza saranno invitati a contribuire su piattaforme di discussione, e l'importanza delle donne nell'azione climatica.

Durante la COP26 i Paesi sviluppati scelgono di raddoppiare la quota di finanziamenti da destinare ai Paesi in via di sviluppo: ben 100 miliardi di dollari l'anno per il periodo 2021-2025. 

L'India, un attimo prima della chiusura del testo finale, convince gli altri partecipanti a modificare l'espressione “phase-out” in “phase-down”, il dietrofront che ora impone - all'India e alla Cina - la riduzione e non più l'eliminazione del carbone come fonte di produzione per l'energia.

Ora i Paesi partecipanti alla COP26 dovranno presentare i propri impegni per la riduzione delle emissioni ogni cinque anni; in occasione della COP27 (novembre 2022) dovranno intervenire nuovamente sugli impegni presi e intanto agire per raggiungere gli obiettivi confermati:

  • tenere il riscaldamento globale sotto i 1,5° C dai livelli preindustriali;
  • ridurre del 45% le emissioni di CO2 entro il 2030 e azzerarli - portarli al 100% - intorno alla metà del 2050;
  • considerare la riduzione di altri gas serra nocivi, diversi dall'anidride carbonica.

Race to Zero: la corsa alla neutralità carbonica

Oltre ai Governi, che individuano le modalità utili a raggiungere i propri impegni in relazione agli obiettivi climatici, i soggetti non governativi come imprese, città e università possono contare su campagne e strumenti per contribuire al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

Tra le campagne esistenti Race to Zero è di certo tra le più importanti. Nasce dalla Climate Ambition Alliance, la più grande coalizione globale per la neutralità climatica; è una campagna promossa dalle Nazioni Unite e in Italia ha come referente Italy for Climate.

Ad oggi Race to Zero mobilita 23 regioni, 454 città, 549 università, 74 grandi investitori e 1397 imprese. Per contribuire alla campagna è necessario rispettare quattro requisiti, le cosiddette quattro P: 

  1. Pledge: perseguire l'obiettivo zero carbon a livello di organizzazione;
  2. Plan: pianificare/stabilire un target intermedio in linea con il taglio delle emissioni del 50% entro il 2030 e le altre azioni intraprese per l'obiettivo net zero;
  3. Proceed: agire per il raggiungimento dell'obiettivo e in linea con il target intermedio;
  4. Publish: rendicontare e rendere pubblico ogni anno i propri progressi.

Perché partecipare a Race to Zero?
Entrare a far parte di Race to Zero garantisce importanti vantaggi agli attori non governativi:

  • visibilità a livello internazionale, sulla pagina ufficiale della campagna e sul sito dell’iniziativa partner;
  • miglioramento della reputazione verso clienti e la catena di valore delle aziende;
  • competitività maggiore nei mercati nazionali e internazionali;
  • resilienza e gestione del rischio climatico per la propria attività;
  • accesso facilitato al credito (es. prestiti) e ai servizi assicurativi.

Certificazione carbon footprint: uno strumento per diventare aziende carbon neutral

L'obiettivo zero emissioni nette (net zero carbon) consiste nel raggiungere un giusto bilanciamento tra le emissioni di CO2 prodotte dall'attività umana e quelle assorbite attraverso attività naturali (es. riforestazione) e artificiali (es. tecnologie di cattura). 

Le aziende che intendono pian piano raggiungere questo obiettivo, oltre alle campagne e alle iniziative nazionali, possono sfruttare la potenza di importanti strumenti, tra l'altro necessari. Per 
ridurre le emissioni di carbonio relative alla propria organizzazione o ai prodotti realizzati bisogna innanzitutto misurarle, per poi definire le azioni da intraprenderle per la riduzione, la compensazione e la neutralizzazione delle emissioni.

La certificazione carbon footprint permette di fare proprio questo: definire la quantità di emissioni di gas serra generate da un prodotto, un servizio o un’organizzazione. Inoltre con la certificazione carbon footprint puoi beneficiare di grandi vantaggi:

  • attiri l'attenzione di investitori e consumatori;
  • risparmi denaro e risorse;
  • partecipi attivamente alla lotta ai cambiamenti climatici;
  • dimostri il tuo impegno pro-ambiente.

Con il prezioso aiuto dei nostri esperti ambientali, ti aiutiamo ad avviare un percorso di crescita sostenibile e ad acquisire la certificazione carbon footprint. 

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