Inquinamento ambientale e pandemie: reagire per non abbassare la guardia

Inquinamento ambientale e alterazioni dell'ecosistema sono tra le cause della nascita e della diffusione di epidemie. L'economia deve ripartire. Ecco come.

   News del 13-05-2020

". . . se l'ambiente viene stravolto il virus si trova di fronte nuovi ospiti”.
Ilaria Capua, virologa

L'emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid -19 mette a dura prova le imprese e la popolazione di tutta la nazione. È arrivato il momento di reagire, di ricominciare, ma per farlo nel migliore dei modi bisogna capire quali sono i fattori che hanno contribuito alla nascita e alla diffusione del virus e in che modo possiamo evitare che questo rischio si ripresenti in futuro.

Cambiamenti climatici ed epidemie: il nesso c'è e non va sottovalutato

L'aumento delle temperature e l'uso continuo di combustibili fossili hanno contribuito a rendere malsana la qualità dell'aria e dunque reso la specie umana particolarmente esposta e sensibile alle malattie. 
C'è un'interazione tra virus e polvere sottili e l'ambiente ce l'ha dimostrato durante tutte le fasi finora affrontate.

La chiusura delle imprese produttive della fase 1 ha concesso una tregua all'ambiente che ha potuto sfoggiare i suoi cieli tersi, le acque limpide di fiumi e mari, finalmente pulite, delfini tornati a nuotare laddove mancavano da parecchio e una biodiversità fiorente. Il via della fase 2 e la riapertura di diverse imprese, le acque sono tornate ad ospitare scarichi illeciti e inquinanti e i livelli di inquinamento atmosferico hanno ripreso a salire.

In qualità di cittadini e per il bene della collettività, ognuno di noi ha il dovere morale e civile di intervenire per salvaguardare l'ambiente. Bisogna proteggere la nostra specie da eventuali nuovi coronavirus perché, come afferma la virologa Ilaria Capua, è preoccupante la comparsa di tre coronavirus in meno di 20 anni. Ciò deve invitarci a pensare e ad agire.

Da epidemia a pandemia: cosa provoca la genesi, la diffusione e la letalità di un virus

inquinamento ambientale e pandemieCome più volte hanno spiegato i virologi, sono diversi i fattori che hanno contribuito alla nascita e alla propagazione del Covid-19.

Batteri, funghi, parassiti e virus subiscono la pressione dei cambiamenti climatici e in un pianeta più caldo questi possono trovare le condizioni ideali per esplodere, combinarsi e generare molte malattie. Non bisogna sottovalutare, inoltre, lo stravolgimento generato dalla migrazione forzata di un animale dal suo habitat.

Alcuni virus nascono e vivono in luoghi abitati esclusivamente dalla specie animale e ciò non reca danni all'uomo. Ma quando questi animali vengono presi dal loro habitat e immessi in un contesto umano si verifica uno spillover, ossia un salto interspecifico che avviene nel momento in cui un patogeno passa da una specie all'altra.

È epidemico ciò che si diffonde su più territori ed è pandemico ciò che si propaga su scala mondiale.
Ma come si diffonde un virus?

Gli scienziati dell'università di Bologna, Bari e della SIMA (Società Italiana Medicina Ambientale) hanno condotto uno studio analizzando l'alta concentrazione giornaliera di PM10 nei territori in cui ci sono stati più contagi.
Ciò ha evidenziato che il particolato presente nell'atmosfera trasporta il virus. Questo funge da carrier, ossia da vettore che trasporta contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus, i quali si attaccano al particolato – già di per sé caratterizzato da particelle capaci di restare nell'atmosfera per ore, giorni e settimane – e diventano trasportabili.

L'inquinamento atmosferico è causa della propagazione del virus, ma anche della sua letalità. 
Un sistema ambientale fortemente inquinato rende le persone vulnerabili, e dunque facilmente attaccabili da gas e particelle nocive che causano infiammazioni croniche di polmoni o vie aeree. Inoltre, l'esposizione prolungata all'aria inquinata mette a dura prova chi è affetto da malattie respiratorie come la BPCO (bronco pneumopatia cronica ostruttiva), considerati ancor più a rischio delle altre persone e svantaggiati nel combattere eventuali infezioni.

Possiamo fare la nostra parte contribuendo ad abbassare il livello dell'inquinamento atmosferico, misurare l'impronta di carbonio dei nostri prodotti o della nostra organizzazione, modificare il nostro modo di lavorare . . . insomma: c’è tanto da fare, bisogna solo volerlo.

Misurare l'impronta di carbonio per preservare la salute dell'ambiente e dell'uomo

"La nostra salute dipende per il 20% dalla predisposizione genetica e per l'80% dai fattori ambientali" (Ilaria Capua), pertanto se passata l'emergenza Covid-19 non si agisce su ciò che ha contribuito alla sua diffusione, si rischia di ritrovarsi presto a combattere una nuova pandemia.

Bisogna proteggere la biodiversità, fermare la crisi climatica, frenare la distruzione delle foreste e ridurre il consumo delle risorse. Forse per molte di queste cose gli sforzi fatti dalle singole imprese non bastano, ma nel caso della riduzione del consumo delle risorse, l'azione della singola impresa può fare molto, per l'ambiente e non solo.

Adottando modelli sostenibili di produzione e di consumo è possibile raggiungere benefici importanti, traguardi a medio-lungo termine soddisfacenti in materia di riduzione dell'inquinamento dell'intero ciclo produttivo e di guadagno economico.

Con la misurazione della propria impronta di carbonio l'impresa o l'azienda può analizzare l'impatto delle proprie attività sull'ambiente, individuare le criticità e definire nuovi obiettivi da perseguire per migliorare le proprie performance, mediante il monitoraggio delle emissioni GHG.
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