Etichetta climatica sui prodotti alimentari: The Climate Store aiuta i consumatori a compiere scelte consapevoli e sostenibili.
News del 16-07-2021
Un terzo delle emissioni di CO2 rilasciate in atmosfera è legato al settore alimentare. Il cibo ricopre un ruolo importante nei cambiamenti climatici. Non tutti gli alimenti hanno lo stesso impatto sull’ambiente; conoscere l’impronta di carbonio dei diversi alimenti aiuta a compiere scelte consapevoli e responsabili. È da qui che nasce il progetto The Climate Store, il primo negozio climatico del mondo, situato nel centro di Stoccolma. Per la prima volta in Svezia si paga con la valuta ambientale. Vediamo cos’è e come funziona.
The Climate Store è il supermercato aperto da Felix, il più importante marchio alimentare svedese, di proprietà Orkla Foods. I prezzi del Climate Store riflettono l’impatto ambientale dei prodotti venduti.
Il prezzo di vendita dipende dalle emissioni di CO2 generate dagli alimenti: più sono alte le emissioni di CO2 correlate al prodotto, più il suo costo è elevato.
Le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione alimentare hanno un forte impatto a livello globale. L’obiettivo del Climate Store è fare in modo che i consumatori facciano una spesa consapevole, riconoscendo i prodotti che danneggiano maggiormente il pianeta. Fissare il prezzo del cibo in base all’impatto ambientale aiuta a sensibilizzare le persone nell’acquisto di cibo sostenibile.
Nel 2020 Felix ha lanciato l’iniziativa “etichetta intelligente”. Sul sito ufficiale dell’azienda in ogni scheda prodotto è riportata l’impronta climatica corrispondente. L’impronta climatica è misurata in equivalenti di anidride carbonica (CO2e), considerando l’intero ciclo del prodotto: dalla produzione delle materie prime fino al confezionamento.
I prodotti maggiormente sostenibili riportano sulla confezione la dicitura “Low Climate Imprint"; ciò indica che il prodotto ha un’impronta climatica in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi delle Nazioni Unite: dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030.
The Climate Store adegua i prezzi secondo due principi:
I clienti hanno a disposizione 19 kg di CO2e, cioè il valore di emissioni da non superare per riuscire a dimezzare l’impatto ambientale. Il prezzo del cibo non è espresso in moneta locale, ma in chili di anidride carbonica emessa.
Felix ha creato una scala climatica che mostra l’impronta ambientale calcolata per porzione, per piatti unici già pronti e per chilo. I cibi sono classificati con colori che vanno dal verde al marrone; corrispondono al livello di inquinamento, dal più basso al più alto.
Questo metodo permette anche di rilevare in modo semplice la differenza tra prodotti animali (alto impatto ambientale) e quelli di origine vegetale (basso impatto ambientale).
La lotta allo spreco alimentare è una questione ambientale molto importante. Basta considerare che quasi un terzo della superficie agricola produce cibo che poi diventa rifiuto.
I metodi adottati dall’azienda sono un ottimo esempio di riuso degli scarti di produzione. La società svedede, infatti, consegna gli scarti agli allevatori. Le bucce e i torsoli delle mele sono utilizzati dai contadini come cibo per le mucche; le bucce delle patate diventano mangime per gli animali o sono utilizzate per produrre biogas, utile per il riscaldamento delle case e come carburante per le auto.
I consumatori sono sempre più attenti ai prodotti che acquistano ed utilizzano. Molto spesso però le etichette sono poco chiare, non trasmettono in modo comprensibile quanto i prodotti siano davvero sostenibili.
Nel 2019 l’azienda Carbon Trust ha pubblicato il risultato di una ricerca in cui si evidenzia l’importanza di un marchio sul climate change. L’85% degli italiani si è esposta a favore di un’etichetta da applicare sul prodotto, con le seguenti informazioni:
Le scelte di acquisto sono più scrupolose rispetto agli anni passati; i consumatori sono sempre più informati, interagiscono tra di loro, influenzandosi a vicenda.
Con la certificazione carbon footprint:
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