Dalla strategia europea a quella imprenditoriale: obiettivo zero emissioni.
News del 15-04-2021
Come raggiungerà l’Europa la neutralità climatica entro il 2050?
La strategia dell’Ue per l’integrazione del sistema energetico e la Strategia sull’Idrogeno porteranno ad un settore energetico più efficiente ed interconnesso.
In un sistema energetico integrato l’idrogeno può favorire la decarbonizzazione dell’industria: può essere usato come materia prima, vettore o accumulatore di energia ed impiegato nel settore dell’industria, dei trasporti, dell’energia e dell’edilizia. Soprattutto, in fase di utilizzo non emette CO2, quindi non causa quasi nessun inquinamento atmosferico.
L’idrogeno può decarbonizzare i processi industriali, consentendo il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2050.
Risulta evidente che è necessaria anche una strategia imprenditoriale: promuovere il miglioramento continuo, facilitare la valutazione della progettazione di prodotti alternativi e l’ottimizzazione di quelli esistenti, i metodi di produzione e fabbricazione, la scelta di materie prime e la selezione dei fornitori sulla base di una valutazione del ciclo di vita.
L'Intergovernmental Panel on Climate Change - principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici - descrive la carbon neutrality come il bilanciamento tra le emissioni residuali e gli interventi di dismissione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
Il termine carbon neutral significa “zero emissioni”. Per contrastare il cambiamento climatico è necessario un piano di riduzione globale delle emissioni CO2 e importanti investimenti nelle rinnovabili.
Per contenere l’innalzamento della temperatura a 1,5°C è necessario ridurre dell’80-90% le emissioni da costruzione entro il 2050 ed utilizzare materiali con basso contenuto di carbonio.
L’Italia deve affrontare la transizione verso la neutralità climatica e lo fa puntando alle rinnovabili e all’efficienza energetica.
Il recente Rapporto dell’IRP - International Resource Panel - “Resource Efficiency and Climate Change: Material Efficiency Strategies for a Low-Carbon Future” focalizza l’attenzione sull’efficienza dei materiali, sottolineando quanto questa sia fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.
È qui che entra in gioco la bioedilizia, edifici costruiti secondo i principi della sostenibilità ambientale, prediligendo eco-materiali che provengono da fonti rinnovabili.
La valutazione dei materiali va fatta tenendo conto del ciclo di vita - produzione, utilizzo, fino allo smaltimento - considerando gli effetti di ogni fase sull’ambiente.
Per questo motivo talvolta anche i materiali non rinnovabili possono considerarsi ecosostenibili, purchè abbiano un processo produttivo efficiente, dal punto di vista energetico.
Il Rapporto confronta le emissioni generate nel 1995 e nel 2015, che risultano essere raddoppiate in 20 anni, a causa della produzione di acciaio, di ferro e altri metalli, di cemento, plastica, gomma e legno.
Secondo quanto indicato nel Rapporto, i due settori più inquinanti sono quello edilizio e quello automobilistico.
Le emissioni CO2 nel settore dell’edilizia dipendono dalla quantità e dalla tipologia dei materiali impiegati, dalla modalità di costruzione e demolizione, nonché dal riciclo, riutilizzo e durata degli edifici.
Buona parte dell’efficienza del ciclo di vita dei materiali nelle costruzioni - osserva il Rapporto - è determinata già nella fase di progettazione che stabilisce materiali e componenti da utilizzare per la costruzione, come utilizzarli, l’eventuale recupero e riciclo dei rifiuti; le modalità di intervento per il riuso di edifici esistenti; la manutenzione e la durata nonché la gestione del fine vita degli edifici.
L’attività edilizia è tra quelle con un maggiore impatto sull’ambiente:
l’approvvigionamento delle materie prime e la loro trasformazione in materiali da costruzione richiedono una quantità elevata di energia; inoltre generano molto scarto e qui si pone il problema dello smaltimento.
Le nuove costruzioni devono essere prive di combustibili fossili e ad energia quasi zero; è quindi necessaria una riqualificazione energetica degli edifici esistenti.
L’approccio corretto è quello che minimizza gli scarti e l’energia utilizzata nel ciclo di vita, con l’impiego di materiali più riciclabili e a minor impatto ambientale durante la fase di smaltimento.
Le fasi del ciclo di vita dei materiali da costruzione sono:
approvvigionamento delle materie prime
trasformazione e produzione dei materiali da costruzione
realizzazione dell’opera
utilizzo
demolizione dell’ufficio
riutilizzo, riciclo, smaltimento dei materiali.
L’LCA applicato nel settore edilizio porta un grado di conoscenza e consapevolezza tale da rendere a basso impatto ambientale una progettazione.
C’è però un duplice aspetto da considerare quando quantifichiamo e valutiamo l’impatto ambientale e il carico energetico del settore: prodotti edilizi e sistema edificio.
In ogni materiale da costruzione è presente un contenuto energetico, cioè il quantitativo di energia complessivo, espresso in kw/h al metro cubo, necessario in tutte le fasi del ciclo di vita. Questo parametro si riflette sulla quantità di CO2 immessa nell’ambiente, quindi minore sarà il suo valore, minore sarà l’impatto energetico di quel materiale.
Ma in che modo si può intervenire sulla riduzione dell’energia durante l’utilizzo di un edificio e dei materiali da costruzione, oltre che durante le fasi di approvvigionamento, trasformazione e produzione di un materiale?
Gli edifici scambiano calore con l’ambiente esterno e quello con cui sono a contatto, come il terreno. La temperatura interna deve assumere valori che rispecchiano benessere e salubrità, per questo motivo è necessario intervenire nella fase progettuale, affinchè gli scambi termici dell’edificio con l’ambiente siano minimi; ciò è possibile tramite la coibenza termica e l’inerzia termica, che una volta conformate renderanno energeticamente efficiente l’edificio.
Le pubbliche autorità ricoprono un ruolo importante nella promozione dell’efficienza dei materiali da costruzione, infatti possono fissare standard e norme di regolazione per il loro uso, per il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti, per le tecniche di costruzione, per stabilire risanamento e riuso degli edifici esistenti.
Maggiori sono le emissioni, maggiore è il livello di inquinamento dell’ambiente che ci circonda, il quale porta inevitabilmente ad un peggioramento della nostra qualità di vita.
La sostenibilità ha un valore non solo sociale ed ambientale, ma anche economico: infatti, è diventata un driver di acquisto fondamentale per i consumatori.
Intraprendere azioni volte alla sostenibilità, impegnarsi concretamente nel raggiungimento di un'economia a basse emissioni di carbonio, attuare strategie volte al contrasto ai cambiamenti climatici, rende più competitive le imprese.
Lo sviluppo economico e sociale è strettamente correlato allo sviluppo sostenibile e le aziende devono dotarsi di strumenti adeguati al fine di raggiungerlo.
La certificazione carbon footprint rappresenta lo strumento ottimale per monitorare la sostenibilità dei prodotti o dei servizi immessi sul mercato: un elemento cardine delle strategie imprenditoriali.
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