Nuova Direttiva efficienza energetica edifici: gli obiettivi Ue

La proposta della Commissione europea per ridurre le emissioni CO2 del parco immobiliare, con edifici a zero emissioni entro il 2050.

   News del 19-01-2022

Il pacchetto climatico dell’Ue “Fit for 55” comprende la revisione della Direttiva sul rendimento energetico dell’edilizia (EPBD - Energy Performance of Buildings Directive).
Il 14 dicembre è stata presentata la versione ufficiale della proposta contenente provvedimenti al fine di ridurre le emissioni CO2 nel parco immobiliare europeo. Vediamo di cosa si tratta e quali sono gli obiettivi posti dalla Commissione europea.

Bozza proposta Ue: come raggiungere zero emissioni nel patrimonio edilizio

La Commissione europea ha lavorato ad una nuova Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici, allo scopo di definire come raggiungere zero emissioni nel patrimonio edilizio entro il 2050. 
La bozza della nuova direttiva Ue sull’efficientamento energetico edifici, circolata giorni prima della pubblicazione della versione originale, ha generato non poche disapprovazioni. Confedilizia ha contestato quanto emerso dalla proposta in merito alla possibilità di vendere gli immobili solo se in possesso di determinati standard energetici; lo ha definito un divieto inaccettabile, in grado di creare una svalutazione nel mercato delle compravendite, poiché non tutti hanno la possibilità economica di poter ristrutturare un immobile. 

La proposta iniziale prevedeva l’introduzione di norme che vietano la vendita e l’affitto degli immobili che al 2027 non hanno raggiunto il minimo di efficienza energetica richiesto. Le norme riguardano il mercato immobiliare di tutti gli Stati membri.

Nuova Direttiva efficienza energetica edifici: i contenuti

nuova-direttiva-efficienza-energetica-edifici-per-ridurre-emissioni-di-co2-obiettivi-ueNessun divieto di affitto o vendita per gli immobili di classe energetica bassa.
Questo è quanto indicato nella versione ufficiale della nuova Direttiva sull’efficienza energetica edifici.
Si tratta di azioni necessarie per sostenere la ripresa economica, creare nuove opportunità di lavoro e generare bollette energetiche più basse. 

Gli Stati membri sono liberi di attuare nel modo più efficace quanto proposto dall’Ue; le ristrutturazioni riceveranno sostegno finanziario al fine di ridurre la bolletta energetica, rendere l’aria più pulita e ridurre le emissioni di CO2 in tutta Europa.

La revisione alla Direttiva del 2018: cosa cambia

Con la nuova Direttiva sull’efficienza energetica, la Commissione europea intende aggiornare quella del 2018, introducendo obiettivi più ambiziosi per i nuovi immobili.
Al centro della proposta vi è la necessità di raggiungere la carbon neutrality entro il 2050, ponendo come obiettivo intermedio la riduzione del 55% delle emissioni di CO2 al 2030. 

La Direttiva 2018/844 sulla prestazione energetica nell’edilizia e l’efficienza energetica è orientata allo sviluppo di un sistema energetico sostenibile, competitivo, sicuro e decarbonizzato; ciò tenendo conto che circa il 36% delle emissioni CO2 in Ue sono da attribuire al parco immobiliare.

La revisione dell’EPBD riguarda in particolare la graduale eliminazione dell’uso di combustibili fossili e l’obbligatorietà di uno standard minimo per la prestazione energetica degli edifici.

Gli edifici rappresentano il 40% dell’energia utilizzata. É chiaro che un edificio con classe energetica bassa consuma molto di più rispetto ad un immobile con classe energetica alta. 
Per ridurre il consumo energetico, e di conseguenza le emissioni di gas serra generate, è necessario attuare una ristrutturazione e un rinnovamento del parco immobiliare, secondo criteri specifici.

Rinnovo energetico e prestazione energetica edifici: cosa sono

Oggi la classificazione energetica degli edifici avviene mediante l’APE (Attestato di Prestazione Energetica), obbligatorio per l’affitto e la vendita degli immobili. Le classi energetiche esistenti sono dieci, dalla A alla G, con alcune sottoclassi (dalla più efficiente alla meno efficiente).

Il rinnovo energetico, come indicato nella Direttiva Ue, deve essere proporzionato allo stato di partenza dell’immobile e alla classe energetica massima a cui può arrivare. 
Sono proposti nuovi standard minimi europei di prestazione energetica: il 15% degli immobili con le peggiori prestazioni all’interno di uno Stato membro deve passare dalla classe energetica G alla F. Il passaggio dovrà avvenire entro il 2027 per gli edifici residenziali ed entro il 2030 per gli edifici pubblici.

Per agevolare il rinnovo della categoria energetica sono previsti nuovi strumenti utili alle ristrutturazioni degli immobili da parte dei proprietari.
Gli edifici storici sono esclusi dall’applicazione della normativa.

Emissioni CO2 nuovi edifici: il compito degli Stati membri

A partire dal 2030 si calcolerà il Global Warming Potential (Potenziale di riscaldamento globale) del ciclo di vita dei nuovi edifici, il quale sarà indicato nell’attestato di prestazione energetica. Nel 2027 scatta l’obbligo di calcolo delle emissioni di CO2 per i grandi edifici, cioè quelli con una metratura superiore ai 2000 mq.
La Commissione europea propone che a partire dal 2030 tutti i nuovi edifici siano ad emissioni zero; per gli edifici pubblici, questa data si anticipa al 2027. Ciò vuol dire che è necessario ricorrere alle fonti rinnovabili. 

Gli Stati membri devono occuparsi sia delle prestazioni energetiche dei nuovi edifici di grandi dimensioni, sia delle condizioni climatiche interne, dell’adattamento ai cambiamenti climatici, della sicurezza antincendio, dei rischi legati alle attività sismiche, dell’accessibilità per i disabili. Inoltre, devono gestire anche le attività di rimozione del carbonio, associate allo stoccaggio di carbonio all’interno o sugli edifici.

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